Così il suo pennello ci conduce, curioso, tra le calde vie di San Gimignano, rosse di storia o notturne di china, a ridosso di boschi a foglie di farfalla, nelle bluaggini temporalesche o nell’infinito verde dei campi giovani di grano. Con i suoi cromatismi egli riesce, assai meglio di quanto non sia possibile allo storico, ad evocare lo spessore del tempo insito nelle cose, il loro ucronico significato di compendio. Così grazie alla  luce, prima tra le ‘opere’  della creazione – anche di quella artistica –  egli esprime  la sostanza immateriale della  durata,  la patina del divenire, l’essenza delle  generazioni che quel tempo hanno attraversato e vissuto percorrendo gli stessi luoghi e guardando gli stessi colori.

(Anna Benvenuti)